Leonardo Sciascia
.. Direi, ecco, che Calogero è un surrealista quale poteva nascere in Sicilia; uno che non opera “l’epanchement du rêve dans la vie réelle”, ma totalmente sfugge alla vita reale.
Per certi elementi può fare pensare a Delvaux: lo stupore da statue dissepolte delle donne, le lampade lumi a petrolio ottocenteschi, che si inseriscono nelle prospettive e nei piani, ma spenti e lasciati lì, come a significare che ormai ‘Le vierges sages” non sono più sagge e che la voi sacrée è ormai dissacrata e oscura. Solo che in Delvaux la dissacrazione, la follia è tutta nei sensi e dal sesso vuole liberarsi: come chi troppo vi è involto e agitato, come quei due personaggi del Bell’Antonio di Brancati che nell’ultima pagina del libro scoppiano a piangere sulla loro diversa miseria di essere uomini, sul loro diverso dramma di fronte alla donna.
Nato a Catania, là dove la città intera fa coro al dramma del Bell’Antonio, là dove con terribile crescendo il pensare della donna è come l’implacabile discesa del magma etneo, Calogero sogna un paradiso perduto, un mondo di innocenza in cui i sensi dell’uomo soltanto conoscono e godono il dono dei frutti.